Galleria Franco Noero

VIA MOTTALCIATA 10/B
10154, TORINO
ITALIA

Eric Nathaniel Mack
FELT

20 febbraio — 06 maggio 2023

La Galleria Franco Noero è lieta di annunciare la prima mostra personale di Eric Nathaniel Mack in Galleria a Torino, nonché la sua prima in Italia.

L’artista americano, che vive e lavora a New York, giunge a una definizione più ampia e differente delle categorie tradizionali di pittura e di collage tramite l’assemblaggio di tessuti i cui colori e stampe servono da tavolozza. Includendo lo spazio e il volume come elementi delle sue opere si sposta nella terza dimensione, liberandosi dal confine del piano bidimensionale. Nel suo lavoro fa uso anche del mezzo e della stampa fotografica, nonché di molteplici superfici diverse, dalla carta, a tavole di legno e coperte imbottite e trapuntate usate nei traslochi, in uno spettro di qualità tattili che copre l’intera gamma tra il duro e il morbido.

Gli oggetti e i tessuti trovati non sono solo una fonte e una risorsa molto ampia e quasi illimitata per l’artista, ma gli danno anche la possibilità di leggere il quotidiano e la familiarità che ne deriva in modo personale, utilizzando l’accostamento degli elementi come un modo per riflettere sulla narrazione e sull’astrazione e un veicolo per stabilire un dialogo metaforico con il pubblico.

La mostra a Torino si compone di opere appositamente concepite che si affiancano ad alcune provenienti invece dalla sua mostra personale dello scorso anno presso la Douglas Hyde Gallery di Dublino intitolata “SCAMPOLO!”, in omaggio al termine italiano e probabilmente al periodo di un anno trascorso dall’artista come borsista dell’American Academy di Roma. In Italia e in Irlanda i materiali sono stati ricercati localmente e riflettono il meglio della tradizione tessile di entrambi i Paesi, meravigliosi lini irlandesi e una scelta di sete, pizzi e tessuti di provenienza ‘high and low’ - dall’ Alta Moda ai mercatini delle pulci - tutti democraticamente cuciti insieme in maniera da valorizzare e rivelare inaspettatamente le loro caratteristiche migliori. Alcune opere sono collocate su telai di legno o di metallo, solo parzialmente ricoperti in modo da mettere a nudo il loro aspetto funzionale ma anche per lasciare che il materiale di cui sono fatte diventi parte della composizione. Allo stesso modo in cui Mack utilizza il muro, l’opacità della sua superficie e la sua impenetrabile matericità come sfondo per le sue installazioni aeree, la trasparenza e l’uso della luce filtrata attraverso i tessuti diventano elemento espressivo: un’occupazione eterea, leggera e aggraziata dello spazio, come se potesse essere vestito.

Indossare gli abiti costituisce una forma elementare di espressione e i tessuti fanno anche immediato riferimento al corpo, fermo e in movimento, alla sua dinamicità, caratteristiche che certamente interessano l’artista nella realizzazione delle sue opere e che stabiliscono una connessione immediata con lo spettatore. Questi temi e concetti portano a una connessione, a un filo conduttore in continuità con predecessori come Hélio Oiticica e i suoi “Parangolés” e gli atti performativi che coinvolgono il corpo, il colore, la musica e il movimento; Robert Rauschenberg e il suo talento caleidoscopico nel ridefinire l’artigianato e la tradizione popolare americana, aprendosi al contempo ad altre fascinazioni di culture lontane - come quella indiana, ad esempio, a metà degli anni ‘70 - in una lettura estetica di situazioni sia sociali che culturali.

Stessi incroci che informano, in modi diversi, il lavoro di altri due artisti che possono essere associati a Mack, ovvero Sam Gilliam nel suo tentativo di espandere l’astrazione e il colore in una morbida occupazione dello spazio e David Hammons che legge la pittura e la tela come un’opera stratificata e sovrapposizione di materiali presi in prestito dall’uso quotidiano espandendo lo spessore della pittura e l’impasto in una terza dimensione.

Un’ulteriore forma di espressione culturale e sociale a cui l’artista attinge è la moda, come forma di stile in tutte le sue declinazioni, dal suo design e styling, alla sua comunicazione attraverso la fotografia nelle riviste e, più recentemente, attraverso i social media, per finire con l’essere un termometro in continuo mutamento di una costante evoluzione sociale e di un veloce cambiamento, soprattutto con il contributo delle giovani generazioni che contribuiscono a rimescolare incessantemente le carte in tavola stimolando nuovi pensieri. Mack ha recentemente prodotto un libro d’artista, “BODICE”, in cui tutto questo si fonde, il suo lavoro in dialogo con quello degli amici stilisti Kiko Kostadinov, Deanna Fanning e Laura Fanning, della sorella Gabrielle Mack, di Omahyra Mota, di Azealia Banks e di manichini di plastica come modelli, di Haley Wollens e dello stesso Eric Mack come fotografi, contribuendo a creare un crossover completo, rivista di moda vs. oggetto d’arte.

Anche il titolo della mostra, “FELT”, gioca con un doppio senso, una parola che indica un tessuto che riporta immediatamente al calore e al corpo, come Joseph Beuys insegna, e un participio passato che rimanda a qualcosa che si è sentito o sperimentato.

 

Eric Nathaniel Mack (b. 1987, Columbia, USA) vive e lavora a New York, USA.

Ha conseguito il suo BFA presso The Cooper Union e il suo MFA presso Yale University, USA. Nel 2021 è stato vincitore del Philip Guston Rome Prize dell’American Academy in Rome, mentre nel 2017 Mack ha ricevuto l’inaugurale BALTIC Artists’ Award selezionato dall’artista Lorna Simpson; la Rauschenberg Residency presso Captiva Island, USA e un periodo di artist-in-residency alla Delfina Foundation a Londra, UK. Le mostre personali dell’artista in Istituzioni includono: “Scampolo!”, The Douglas Hyde Gallery, Dublino, Irlanda (2022), “Lemme walk across the room”, Brooklyn Museum, Brooklyn, USA (2019); “In austerity, stripped from its support and worn as a sarong”, The Power Station, Dallas, USA (2019); the BALTIC Artists’ Award 2017, BALTIC Centre for Contemporary Art, Gateshead, UK (2017); “Eric Mack: Vogue Fabrics, Albright–Knox Art Gallery”, Buffalo, USA (2017). Tra le mostre collettive più importanti: “Chronorama Redux”, a cura di Matthieu Humery, Palazzo Grassi, Venezia, Italia (2023); Whitney Biennial 2019, Whitney Museum of American Art, New York, USA; Ungestalt, Kunsthalle Basel, Basilea, Svizzera (2017); “In the Abstract”, Massachusetts Museum of Contemporary Art, North Adams, USA (2017); “Blue Black”, Pulitzer Arts Foundation, St. Louis, USA (2017); “Making & Unmaking: An exhibition curated by Duro Olowu”, Camden Arts Centre, Londra, UK (2016); “Greater New York 2015”, MoMA PS1, Long Island City, New York, USA (2015). Il lavoro di Mack è parte delle collezioni permanenti dell’Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, USA, di The Studio Museum in Harlem, New York, USA e del Whitney Museum of American Art, New York, USA.

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