La Galleria Franco Noero è felice di presentare L☿ver, la prima personale di Dara Friedman a Torino, ospitata nello spazio ‘In Residence’ di Via Mottalciata.

Nella sua pratica artistica Dara Friedman utilizza suoni e immagini di tutti i giorni quale materiale di lavoro per le sue opere cinematografiche. Allieva del famoso regista austriaco Peter Kubelka, Friedman mette in scena le tendenze del cinema sperimentale del XX secolo in cui il medium viene ridotto alle sue caratteristiche più essenziali.

Al posto di trame lineari, i suoi films in genere ritraggono gesti e situazioni semplici che si svolgono secondo regole e linee guida predeterminate. Nonostante la rigida logica e disciplina di Friedman, il suo approccio rimane sfacciatamente sensuale ed emotivo. Con un ricco immaginario e una forte enfasi sull’esperienza corporea, i suoi films generano momenti di forte intensità catartica che si alternano a interludi sereni, persino euforici. Negli ultimi anni Friedman ha esplorato sempre di più i confini tra pubblico e privato, lavorando con musicisti, ballerini, attori e altri soggetti, selezionati attraverso audizioni. Queste collaborazioni sperimentali combaciano con lo sforzo di lunga data dell’artista di usare il suo lavoro come mezzo per generare empatia, nel tentativo di abbattere le barriere che separano lo spettatore dal soggetto, l’artista dal pubblico, il sé dal resto.

L☿ver è il nuovo film dell’artista realizzato appositamente per la mostra torinese: L☿ver crea una sinestesia, un’esperienza che introduce alla potente visione di un ur-mensch: una donna fallica.

L’artista medita sulle note iniziali della partitura di flauto del “Preludio al pomeriggio d’un fauno” di Claude Debussy, rielaborato strumentalmente in modo che il flauto si riveli come oggetto, che incarni sia qualità maschili che femminili e che diventi un mezzo di potere sciamanico: una bacchetta magica che si impugna e in cui si soffia, dotata di un condotto vuoto, un passaggio fisico per un vento vibrante, un vento di trasformazione.

Poema empirico, L☿ver si avvale di uno spettro non oggettivo di campi di colore che mira a dissolvere la materialità delle immagini – la donna che procede ad ampie falcate, un uomo che danza in una cucina, il flauto e le caverne di pietra rossa suscitano al contempo sensazioni di permanenza e caducità.