"È una figura geometrica elementare, primaria. Che tuttavia l’arte ha reso mitica. Simbolo di esperienze straordinarie. Sinonimo di sperimentazioni, innovazioni, rivoluzioni legate al vedere e al rappresentare. Supporto eccellente di concetti, teorie, riflessioni sulla natura della forma e del colore. Modulo compositivo per la creazione di originali, variegate iterazioni, articolazioni, accumulazioni estetiche.

Con la sua archetipa, assiomatica e inequivocabile fisionomia, il quadrato ha infatti ispirato, da Cézanne a Kandinsky a Michael Heizer, e dal Suprematismo al Concettuale, l’immaginario Moderno. Improntando la ricerca dell’arte, ma anche preludendo e rispecchiando i caratteri del tempo, l’identità della cultura industriale e lo stile dei suoi prodotti. Inestricabilmente legato alla nascita del monocromo nero di Malevich.

Associato agli “omaggi” policromi di Joseph Albers. Modulo da cui sono generate opere diverse come le “quadrature del cerchio” di Giulio Paolini o le “quadrature del nome” di Boetti. Ma anche, architetture come la “Glass House” di Philip Johnson o storici pezzi di design come la CuboTV di Brionvega. All’origine di una passione per le “square forms” di Henry Moore e di una proliferazione di “grids” nell’arte di Sol LeWitt. Ma nondimeno una figura ricorrente, fondamentale, costitutiva di edifici e arredi urbani, nel contesto di moderne citta’ e metropoli Il quadrato non ha perso oggi un suo allure e potere di seduzione.

Soprattutto per artisti contemporanei che, come il messicano Gabriel Kuri, lo scozzesi Jim Lambie e l’inglese Simon Starling, i canadesi Neil Campbell e Steven Shearer o l’italiano Francesco Vezzoli, concepiscono l’opera come originale intreccio di memoria e attualità, arte e vita, filologia e immaginazione, inedito e dejà-vù.

Riuniti nella mostra Omaggio al Quadrato e argomentati da una comune attenzione-passione per miti e prodotti di massa, luoghi comuni e testimonianze eccellenti della cultura Moderna, i sei artisti hanno formalizzato il tema a partire da affascinanti, quanto soggettivi spunti tematici, privilegiando diversificate soluzioni tecniche.

Se Simon Starling documenta l’esistenza di una scultura quasi-sconosciuta di Henry Moore, inaspettatamente a forma squadrata e originariamente concepita come “bird-feeder”, Jim Lambie utilizza invece una quantita’ di record cover per rivestire il pavimento della galleria.

D’altro canto, se per Gabriel Kuri è quadrata una campionatura di asfalto stradale, ritagliata dalla vita, trasposta nell’arte e sospesa su due lattine da bibita, per Steven Shearer diventa opera il disegno di un bambino, quasi nel tentativo di trascendere ogniculturale autorevole preconcetto sul tema.

La sua appare una volonta’ di ribaltare e confondere il conosciuto, di trascendere la storia dell’arte, per trasformare l’opera in un’informazione umana, un reperto di memoria personale e/o collettiva. La sua è un’opera che va guardata ad altezza di autore, un “artista” di otto anni, cosi’ come quella di Neil Campbell assume invece le dimensioni di un wall drawing. Direttamente su parete, il suo intervento prevede una geometria di cerchi inscritti nel quadrato, un motivo modulare tra arte e decorazione.

Tra i fondamentali ispiratori di questa mostra a tema, Francesco Vezzoli crea invece nel suo lavoro un’affascinante intreccio di Joseph e Anni Albers, pittura e ricamo, colori e texture, rendendo omaggio ai contributi maschili e femminili, high e low dell’avanguardia. Sempre protagonista, il quadrato mette cosi’ in risalto la sua inesauribile vitalita’, echeggia il passato e restituisce l’oggi, evidenziando una serie di passioni e procedure, tra griglie di nastro adesivo e trame a punto stuoia, disegni e tranche di realta’.

Con immaginari completamente diversi, i cinque artisti in mostra non hanno infatti mancato di affrontare il soggetto da distinti e inequivocabili punti di vista. Appassionati cultori delle utopie Moderne. Critici osservatori delle prerogative e incongruenze della nostro passato prossimo. Alle prese con investigazioni, elaborazioni, interpretazioni imperniate sul reperimento e approfondimento di argomenti altamente marginali, ovvero anche assolutamente specialistici. Caratterizzati da modi singolari di approcciare gli étant-donné del XX secolo.

Osservatori impietosi e irriverenti di riti, ritmi, miti e prodotti contemporanei. Sembrano accomunati da una capacita’ di rompere le demarcazioni dello specifico. Da una volonta’ di sconfinare, dalla musica al design al cinema, in immaginari e ambiti linguistici diversi. Dall’esigenza di spettacolarizzare il proprio personale rapporto con l’esistente. Ecco allora che il quadrato, non piu’ rigoroso segnaletico supporto per sperimentare e sublimare le teorie sul colore di Weimer, né modulo primario, privo di ambiguita’ e ridondanze dell’arte Minimal e Concettuale, mantiene comunque un sua mitica e variegata forza evocativa.

E’ un tramite epocale e un simbolo generazionale con cui artisti come Campbell, Kuri, Lambie, Starling, Shearer e Vezzoli possono interagire, dialogare, misurarsi. Creando intrecci di spaziotempo. Innescando imprevedibili processi associativi. Giocando a destabilizzare il conosciuto. "

Mariuccia Casadio