Alla sua terza personale presso la Galleria Franco Noero, Costa Vece, artista di origini italiane ma residente in Svizzera, compie un ulteriore sviluppo del suo viaggio per costruire un concetto di identità, da © Tattoo 1992, dove il simbolo si identifica con il soggetto, passando per Heavens Gates 2002 dove ricrea una cellula di abitazione fino a Revolucion-Patriotismo 2005.
Partendo dal concetto che J. Howard Kunstler ha definito come ‘geografia del non luogo’ in risposta alle sempre più strette posizioni politiche della Confederazione Elvetica nei confronti degli immigrati, Costa Vece realizza negli spazi della Galleria di Torino un ‘territorio riservato’ agli stranieri, e quindi a lui, e precluso a noi, cittadini italiani: un paese dentro un paese.
Un muro recinta lo spazio di Via Mazzini, innalzando le barriere di un ‘confinato’ volontario, libero ma privo delle libertà riconosciute a chi è cittadino. “Archi-sculture” realizzate con l’utilizzo di vestiti dimessi ritrovati nei mercatini svizzeri (magliette, pantaloni, jeans, mutande, calzini, etc.) ridefiniscono invece il rinnovato spazio di via Giolitti: il risultato è un susseguirsi di coloratissimi drappeggi di immediata comunicatività, tessuti cuciti per disegnare bandiere, appese a fili da bucato.
Lo spettatore si confronta con una situazione spaziale che ricrea, con la leggerezza di bandiere sospese in aria, un luogo multi etnico in cui ritrovarsi o ritrovare un’identità per non sentire la differenza. Le installazioni di Costa Vece si distinguono per l’intensità del dialogo tra questioni esistenziali ed emotive con una percezione di malinconia; un messaggio iconografico tra memoria collettiva e trasgressione culturale.