Specchio del Mare si articola in un percorso tra diverse opere e serie di opere realizzate a partire dal 1968 sino ad oggi. Il loro specifico ruota intorno alla presa di coscienza riguardo alla limitatezza delle risorse e delle specie, che inizia a manifestarsi per via della distruzione attuatasi a partire dal periodo dell’Antropocene, che ha il suo inizio nel 1492.

Le stampe fotografiche della serie Culture – Nature [1968-72] sono presenti in ognuno degli spazi della Galleria. In questo corpo di lavoro sono documentate fotograficamente alcune sculture di carattere effimero, fondamentali anche per lo sviluppo narrativo del film L’Origine della Notte [Cosmo dell’Amazzonia] 1973-77. Questo genere di interventi e di opere tridimensionali è stato realizzato per lo più all’aperto, nelle strade e nei parchi alla periferia della città. Una volta avvenuta l’azione, i lavori restavano abbandonati a se stessi. La caducità dei materiali utilizzati rendeva visibile il trascorrere del tempo e il loro processo di deperimento, sottraendoli al mercato.

Le immagini fotografiche si accompagnano ad un corpus di opere costituito da disegni a parete [river pieces, 1977-85]. Sono configurazioni astratte, composte con i nomi con i quali i nativi dell’America del Sud chiamano i loro fiumi, fornendo la possibilità di immaginarli come vene ramificate all’interno di un ampio paesaggio: un’opportunità ancora di riflettere sulla mappatura del tempo e sulla lingua perduta di quelle culture che non conoscono la scrittura. Le loro lingue, che man mano scompaiono, sopravvivono quindi unicamente nei nomi di alcuni luoghi sulle nostre mappe. Le immagini agiscono specularmente, permettendo l’incontro con un variegato complesso di sistemi di pensiero, rendendo simultaneamente manifesta la differenza tra l’animismo e il pensiero lineare occidentale.

I vasti territori selvaggi del massiccio della Guayana (serie di stampe ai sali d’argento Montaigne series 1977) lasciano che ci si addentri nell’aroma della geografia.

Il lavoro America, composto di lastre di marmo su ognuna delle quali è incisa una lettera dell’alfabeto, nomina i fiumi dell’Amazzonia: - Rio delle Amazzoni – Orinoco – Tapajos – Purus – Xingu – Tocatins – Vaupes. Realizzato ed esposto in occasione della 41.a Biennale di Venezia nel 1984, domina la stanza centrale della galleria.

Alcune opere realizzate con lastre di specchio, del periodo 2004/2005, trovano corrispondenza con le specchiere della medesima stanza centrale, nel mezzo del piano nobile. Cinque grandi stampe digitali di modelli di navi medioevali fanno invece riferimento alla tecnologia al tempo della scoperta del Nuovo Mondo e all’inizio di un drastico cambio di clima.

Il percorso prosegue con una proiezione di diapositive, A Voyage with the MS Remscheid on the Amazon...(1968- 72), opera esposta per la prima volta in occasione di documenta 5 nel 1972: nella sua composizione visuale si intrecciano molti degli aspetti del contenuto e del discorso artistico presente nelle opere in mostra. Nachflug è invece un lavoro che si sviluppa orizzontalmente, sul pavimento, e tratta delle migrazioni di uccelli avvenute nel 1968/69. I materiali di cui si compone sono carte geografiche, reti mimetiche, cumuli di terra e piume d’anatra. Il film etnografico kanawa yãnomãmi, (16mm, 24:46 min.) 1979, chiude il circolo del percorso espositivo. E’ una mostra fatta per i sensi e per la mente, modulata all’interno del contesto architettonico esistente, che parla della melodia del suo accadere.