Mike Nelson, alla sua prima personale in una galleria in Italia, è noto per installazioni di grandi dimensioni costruite attraverso la stratificazione di elementi tratti dal cinema e dalla letteratura e di simboli culturali e sociali che evocano un senso di irrealtà sospeso tra mistero e marginalità.
Di volta in volta gli spazi espositivi sono radicalmente trasformati da interventi architettonici che ne alterano completamente la percezione originaria, coinvolgendo il visitatore nellʼesperienza fisica di un luogo che amplifica il concetto di scultura attraverso la costruzione di percorsi labirintici, e la presenza di oggetti disparati che evocano innumerevoli interpretazioni e associazioni.
Lʼintervento dellʼartista nella Fetta di Polenta, From the outside, silently watching, aumenta il grado di tensione psicologica allʼinterno di un edificio storico caratterizzato da unʼarchitettura estrema e radicale, scegliendo di isolare lʼinterno dallʼesterno sigillando tutte le finestre ai vari piani. Nelson prende spunto da brevi storie per cogliere lʼessenza dellʼedificio, la altera e individua nuove peculiarità facendo riferimento in particolare a tre racconti: ʻLa Tanaʼ di Kafka, ʻLo Spazio Enormeʼ di Ballard e ʻThere are more thingsʼ di Borges. La necessità ansiosa di isolarsi, di proteggersi allʼestremo, di scoprire un intricato percorso interno, di evocare le tracce di storie passate alle quali aggiungerne di nuove, sono aspetti che legano la fantasia letteraria alla realtà disorientante dellʼinstallazione di Nelson.
Ribaltamento percettivo e accumulazione narrativa sono aspetti che caratterizzano anche AMNESIAC SHRINE or platform ruin, esposto nello spazio di Piazza Santa Giulia 0/F. Nelson continua il progetto iniziato negli anni ʼ90 con una serie di opere ispirate da una banda di motociclisti di pura fantasia da lui chiamata The Amnesiacs, che ha portato alla realizzazione di quelle che lʼartista definisce strutture ʻdevozionaliʼ, in cui motivi e simboli agiscono come flash back. Platform Ruin è una struttura a doghe di legno di recupero a metà tra una porta e una trappola, parte di una grande installazione esposta lo scorso anno presso la Hayward Gallery di Londra. Inizialmente realizzata come copertura del vano scala del Museo, la struttura viene in questo caso ribaltata verticalmente per occupare lʼintera altezza dello spazio espositivo.
Nelson costruisce così un orizzonte visivo più complesso della semplice funzione dellʼoggetto, ʻritagliandoʼ una nuova geometria che stabilisce un limite nello spazio e contemporaneamente apre un nuovo scenario occupato da oggetti e illuminato da giochi di luce riflessa, che si rivelano come confusa memoria del passaggio degli Amnesiacs e come omaggio al lavoro di Dieter Roth Large Table Ruin.
Untitled # 22 (High Plains Drifter) è unʼinstallazione di lungo termine in Piazza Santa Giulia 5. Concepita come riflessione attorno al lavoro sulla monocromia di Niele Toroni, è anche citazione esplicita di un film di Clint Eastwood del 1973, a metà tra western e horror, in cui la cittadina americana di Lago diventa metafora della vita allʼInferno, con le pareti delle case che si tingono completamente di rosso.
Seguendo le istruzioni precise dellʼartista, una stanza ogni volta differente viene integralmente dipinta in un specifico tono di rosso in tutte le sue parti, oggetti compresi, come cristallizzazione temporale e salto in una realtà parallela e spiazzante. Precedentemente lʼopera è stata presentata nel 2001 allʼICA di Londra e lo scorso anno alla Fruitmarket Gallery di Edimburgo.