We use cookies in order to facilitate your navigation on the site, and to establish statistics aiming to improve your experience on our site. These cookies require your consent.
Accept all
Decline all
Customize

This was not the end è il titolo del nuovo progetto di Costa Vece per la Galleria Franco Noero, per il quale l’artista svizzero ha prodotto una nuova serie di sculture e di opere su carta.

La volontà di documentare aspetti inediti della cultura del mondo, trasformazioni sociali, nuovi panorami architettonici, o i cambiamenti portati da mutate visioni politiche e da fatti di cronaca internazionale, sono il tratto distintivo dei grandi reportage fotografici apparsi su riviste quali ‘Life’ negli Stati Uniti o ‘Du’ in Europa. In essi la visione del presente dava forma a quella di un futuro carico di aspettative.

E’ da questo tipo di sensibilità e di materiale che Costa Vece prende spunto per creare una nuova serie di collages in cui le fotografie tratte da riviste di reportage e da libri di antropologia vengono piegate, ritagliate e letteralmente ‘bucate’.

Sovrapponendo una pagina sull’altra, agli elementi strappati via si sostituiscono immagini fotografiche di natura e qualità completamente diverse, creando una compenetrazione visiva simile a lampi di memoria che si confondono uno con l’altro, silhouettes che si intrecciano in modo da rintracciare delle geometrie nella condizione umana.

Caratteristica della pratica di Vece è quella di lasciare che azioni legate alla propria esperienza personale si riflettano in un panorama di esperienza sociale molto più ampio, e si traducano poi in installazioni e oggetti che innescano un rapporto di reciprocità con lo spazio attorno ad essi e con lo spettatore. La volontà di smettere di fumare ha portato l’artista a masticare gomme alla nicotina con le quali ha creato piccole sculture sospese tra la dispersione astratta della forma nello spazio e il ricordo di incrostazioni e accumulazioni naturali, o di Golem in miniatura. A ciascuna di esse è associato un oggetto d’arredo su cui poggiano - una lampada, uno sgabello, una vetrina, un cesto di vimini, un tavolo da caffè e così via - scelti non perchè elementi di ‘design’, ma quale espressione di familiarità domestica, tanto quanto lo è l’azione ripetuta del masticare.