La Galleria Franco Noero è lieta di annunciare la terza mostra personale di Phillip Lai a Torino, per la prima volta negli spazi di via Mottalciata.
Per la mostra sono state realizzate una serie di nuove opere che sviluppano ulteriormente l’interesse di Lai per un tipo di rappresentazione che attinge dal reale, descrivendone purtuttavia un distaccamento che trasmette e interroga una visione sublimata e rarefatta della realtà stessa.
Gli oggetti che popolano gli spazi della galleria hanno una base familiare comune ma sono soggetti a differenti gradi di astrazione e riconfigurazione. Attingendo talvolta al mondo degli oggetti comuni e dei prodotti seriali, sono per lo più realizzati “da zero” dall’artista stesso o commissionati ad artigiani. Per tali oggetti, dalla natura peritura e transitoria, la realtà materiale delle forme viene sostanzialmente investita e i lunghi processi alla base sono destinati a isolarne e circoscriverne solo particolari caratteristiche, rivelandone qualità̀ essenziali e depurandole dal superfluo.
All’interno della mostra sono presenti riferimenti a tipi di materiali e condizioni che trattano il sostenere e nutrire la vita. L’acqua, in particolare, è rappresentata nelle stazioni fittizie di rifornimento delle bottiglie proprio come il riutilizzo di taniche di plastica tipico nei paesi dell’Africa Occidentale. Nelle opere, le tracce di questi riferimenti sono tangibili ma, allo stesso tempo, vengono messe in discussione dalle loro caratteristiche visive, dalla materialità e dall’equilibrio compositivo che li contraddistingue. Il lungo calco giallo dei contenitori riporta solo la parte superiore, rendendoli privi di volume e simili ad un guscio, fragili e intensamente colorati. L’opera, sollevata e sospesa da terra. è sorretta da piccoli paletti come fosse un modello.
Proseguendo il percorso in mostra, incontriamo un grande recipiente blu riempito di chicchi di grano. Così come per l'assenza di un luogo dell'oggetto onnipresente, l'artista è interessato anche ai salti proporzionali e di scala che un materiale mutevole e granulare come questo può subire - spaziando dal singolo chicco alla montagna. La latenza di questo materiale è altresì rilevante; come scorta e, naturalmente, come riserva alimentare.
Tuttavia, il grano usato dall’artista, visibilmente annerito e dall’odore acre, denota un processo di combustione messo in atto su di esso che lo ha reso inutilizzabile impedendone il consumo. Anche in un altro lavoro si percepisce come le economie attese siano in ripresa o in condizioni confuse: l’uso del cemento all'interno di oggetti simili a bacinelle accatastate, suggerisce un'attività di costruzione mirata, eppure le sculture sembrano anche descrivere dispendiosità.
I calchi rossi traslucidi di Expulsions hanno una vitalità colorata e mostrano la fuoriuscita residua del materiale fuso. L’imponete presenza di questo lavoro nell’ambiente, data dalla sua altezza e dall’accumulo di elementi che lo formano, trasmette nello spettatore un senso di allarme ed emergenza.