La Galleria Franco Noero ha il piacere di presentare la seconda mostra personale a Torino di Neil Campbell.
Il lavoro di Campbell, estremamente sintetico e di forte impatto sulla percezione sensoriale, si basa sullo studio di forme geometriche elementari, nell’intento di trascendere la semplice esperienza visiva dello spettatore per coinvolgerlo invece in senso più lato: la ricerca di un senso ritmico nelle composizioni realizzate con una pittura compatta, opaca e priva di riflesso porta ad una percezione definita e precisa dello spazio ma sempre mutevole.
I suoi dipinti murali, che variano in scala e definiscono spazi positivi e negativi andando oltre la semplice astrazione, mettono in gioco lʼintera figura umana, ciò che lui definisce ʻil campo elettrico del corpoʼ, esprimendo concetti legati allʼessenza delle forme e alla spiritualità.
L’artista canadese presenta un progetto fortemente ispirato all’architettura della Fetta di Polenta che parte da una riflessione sulle sue forme, la sua struttura e le peculiarità che hanno reso l'edificio una sfida e al tempo stesso una scommessa di Antonelli. Gli interventi murali presentati su tre piani dell'
edificio amplificano ed evidenziano l’effetto di distorsione degli spazi interni, coinvolgendo lo sguardo dello spettatore nella scoperta di dettagli inaspettati.
Al piano terra, il grande murale composto da due sezioni di cerchio che si incrociano tra loro suggerisce un'espansione dello spazio e allo stesso tempo ne commenta le proporzioni. Al dinamismo della composizione si aggiunge quello dello spettatore stesso nel suo movimento verso le grandi campiture nere che lo avvolgono gradualmente.
L'altezza del quarto piano e la sua divisione in due livelli sono enfatizzate dagli interventi presentati sullo stesso: Il rettangolo che avvolge come un'ombra uno degli angoli della stanza si staglia per lʼintera altezza della parete assumendo una presenza sottilmente materica, mimetica e spettacolare, mentre al piano ammezzato la presenza di un intervento di dimensioni contenute attrae per la differenza di scala il visitatore, riassumendo insieme la completa interezza dello spazio.
L'ultima stanza ospita invece due lavori la cui similarità è dapprima evidenziata e solo successivamente fortemente negata dall' irregolarità degli angoli che le pareti dell' edificio formano; la percezione di queste forme semplici e la loro stessa disposizione è messa in continua discussione nell'esperienza dello spazio stesso, in cui logica e regolarità vengono continuamente contraddette.