La Galleria Franco Noero presenta Visitor, il secondo progetto espositivo di Phillip Lai a Torino.
Lʼartista trasforma gli spazi della Galleria attraverso una serie di nuove installazioni che accompagnano in modo fluido lo spettatore, il “visitatore” in un perturbante viaggio immaginifico che scaturisce dal contrasto fra lʼasprezza e lʼapparente brutalità degli oggetti e dei materiali che compongono i lavori e la loro ricercata combinazione, la levità dei colori e la cura del dettaglio. Un disordine apparente, che nasconde un sofisticato ordine progettuale e restituisce a chi guarda un senso di provvisorietà e precarietà controllata.
Co-presence, una lunga corda blu sospesa su cui sono appoggiati scampoli di juta colorati a mano dallʼartista, cimbali e cucchiaini, attraversa tutto il piano terra e come un sipario schiude al visitatore la mostra, rivelando e al contempo celando, indicando la direzione che dovrà seguire il percorso fisico e di lettura. Il colore e la dicotomia fra ciò che è esplicito e ciò che è velato, lʼequilibrio sottile fra la leggerezza e la grevità ritornano come temi dei lavori esposti sui vari piani della casa.
Al quarto piano Black Books, un pannello composto dallʼunione di quelle che sembrano copertine di libri ricoperte, di mussola dipinta di nero fa da contrappunto a Vanishing point, una zanzariera di tulle intrecciata dallʼartista dai toni lievi che sembra quasi sullʼorlo della dissoluzione.
Allʼingresso del quinto piano Untitled (Keys), un pannello su cui sono appese chiavi dalla dentatura limata, come amuleti di origine sconosciuta, accoglie lo spettatore che solo dopo percepisce la presenza silente, nascosta dalla luce soffusa, del lavoro Sleeper.
La sensazione di straniamento che coglie lo spettatore, aumentata dalla dimensione domestica, accompagna anche la visione di Subjects and Objects that Cannot Meet: una struttura, quasi una gabbia composta da liste di legno che sorreggono un lume acceso sovrastato da coperte; un baldacchino in cui le regole della gravità sembrano sovvertite, che anziché accogliere e proteggere impedisce lʼaccesso e il passaggio.
Così come nel lavoro Monument of Possibles in cui oggetti della quotidianità, pentole e giornali, sono intrappolati in una struttura di pali dʼacciaio dipinto, come schiacciati dalla pesantezza del metallo in un improbabile estremo tentativo di librarsi in volo.