Nel contesto della mostra collettiva A Model, Jason Dodge (nato nel 1969 a Newtown, Pennsylvania) è stato invitato a concepire un epilogo. Tomorrow, I walked to a dark black star si materializza come una mostra personale all'interno di una collettiva.
Per epilogo si intende un discorso o un pezzo di testo aggiunto alla fine di un'opera teatrale o di un libro, spesso con una breve dichiarazione su ciò che accade ai personaggi dopo la fine dell'opera o del libro. La mostra, come epilogo, diventa allo stesso tempo mezzo-oggetto-soggetto, per attingere al modo in cui percepiamo le cose, e successivamente trasformarle. Allestire una mostra di un artista all'interno di una mostra esistente, dà il via a un'esplorazione delle potenzialità sia di una mostra collettiva che di una mostra personale, mettendo in discussione ed espandendo le rispettive cornici e temporalità.
Jason Dodge è interessato al paesaggio che vediamo e al paesaggio delle nostre vite, a ciò che abbiamo e a ciò che pensiamo, a chi ci leghiamo e da chi ci allontaniamo: gli oggetti che compongono questo lavoro provengono direttamente dal paesaggio che abbiamo creato insieme. Pensate a una tasca svuotata in un giorno qualsiasi, le tracce di una parte di noi possono essere viste in pezzi di carta, qualche moneta, un biglietto per qualcosa, un po' di polvere, la prova che eravate qui, la prova che stavate vivendo.
Gli oggetti e le tracce che compongono l'opera di Dodge ci ricordano che i corpi e le menti non sono separati l'uno dall'altro. Così come i nostri corpi sono parte di altri sistemi e organismi e sono collegati ad altri corpi. Dodge mette in atto un'esperienza condivisa in cui causa ed effetto, toccare e lasciare andare, sono un evento circolare. Questi resti familiari, a volte marginali, diventano strani per noi attraverso i gesti dell'artista. La mostra Tomorrow, I walked to a dark black star affronta il linguaggio contenuto nelle cose esistenti e il modo in cui le trasformiamo in continuazione.
Per l'artista, le cose esistono, sempre al presente. Sebbene possiamo tracciare la nostra relazione con qualcosa che possiamo riconoscere, non possiamo mai conoscere la sua storia completa. Il titolo Tomorrow, I walked to a dark black star, un verso di una poesia di Alfred Starr Hamilton (nato nel 1914 - 2015, Montclair, New Jersey), è anche un elemento trovato nell'epilogo. Lo scarto di sintassi tra il futuro e il passato evidenzia la capacità dell'artista di mettere in crisi le entità fisse. Quali sono i confini tra ciò che l'artista ha fatto e ciò che noi abbiamo fatto?